Elettricità e magnetismo: qualche annotazione

Per continuare il mio breve corso all'UAABL, ho tenuto oggi una piccolissima lezione sulla storia dell'elettricità, della quale pubblico sotto il riassunto. Intanto, eccovi anche un video che ho assemblato a scopo didattico, mostrando qualche piccolo esperimento realizzato alla meno peggio.

La lezione di oggi, come le precedenti, si inserisce in un ciclo dedicato all'aria: i primi costruttori di macchine elettrostatiche osservarono come tra i poli di queste scoccavano delle scintille che assomigliavano a piccoli fulmini

L'analogia guidò Benjamin Franklin nei suoi studi sull'elettricità atmosferica, che lo condussero all'invenzione del parafulmine

Per spiegare il trasferimento di carica, i primi studiosi moderni di questi fenomeni immaginarono l'elettricità come un fluido che scorreva in un conduttore - così come l'acqua scorre in un tubo. 

Il filosofo naturalista Richard Laming nel 1838 ipotizzò l'esistenza di un'unità di carica elettrica, una sorta di "atomo di elettricità", che nel 1874 fu chiamata "elettrone" da George Stoney e fu identificata come particella da Thomson nel 1896. 

Ripercorriamo brevemente la storia, partendo tuttavia da molto lontano, ma non troppo: lascio volentieri stare le digressioni sulle (cosiddette) pile di Babilonia o sull'Arca dell'Alleanza che nella sua descrizione ricorda un condensatore.



Il magnetismo e la sua storia (sempre per sommi capi) saranno oggetto dell'ultima lezione, di cui vi regalo questo piccolo anticipo letterario che già avevo pubblicato nel defunto blog.


La storia prosegue con Romagnosi, Oersted e gli altri scienziati già citati, per culminare nell'opera di James Clerk Maxwell.

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